Nel cuore del Mediterraneo, tra le coste della Sicilia, della Tunisia e della Libia, si trovano le isole maltesi. Così piccole da trovarle a stento sulla cartina o sul mappamondo, ma così ricche di panorami, scorci unici e antiche tradizioni da rimanerne estasiati.
Malta, Gozo e Comino, con le loro cale, scogliere, acque cristalline e paesaggi lunari ci hanno regalato un’avventura indimenticabile (e dal budget davvero contenuto).

In totale, abbiamo dedicato a questo viaggio una settimana; passando quattro giorni a Malta e tre a Gozo.
Forse però, come sempre, ci conviene lasciarvi alla lettura delle nostre (dis)avventure, per capire meglio cosa ha caratterizzato questo sorprendente itinerario (quasi totalmente analogico).
GIORNO 1 - MALTA
La partenza da Orio al Serio è stata maestra di vita. Il perché lo diciamo chiaramente, senza troppi giri di parole: la storia di prendere il primo volo del mattino “per godersi tutta la giornata all’arrivo” è una grandissima cazzata. Ma come si fa a godersi tutta la giornata una volta arrivati a destinazione se ci si deve svegliare all’alba e portarsi sul groppone quattro ore di sonno per tutto il giorno?! (Per chiunque avesse la risposta nel taschino, vi invito a scrivermi nella sezione contact, veramente!). Per di più, come fai a partire rilassato se sei il primo della fila, pronto a salire sull’aereo, sotto un acquazzone? Mai una cosa che vada dritta in queste situazioni. Mai una.
Il relax, poi, non è che arriva dopo aver preso a noleggio la macchina. No. Proprio no. Perché Malta, in quanto ex colonia inglese, ha la guida a sinistra e la mia compagna di viaggio (nonché di vita), decide di affrontare i nove minuti che ci separano dall’albergo di Marsaxlokk infilandomi le unghie nella coscia, e rincarando la dose della presa ad ogni rotonda.
Non so quindi se è il sollievo di spegnere la Aygo o la vista di Marsaxlokk che ci regala il primo bel momento di Malta. Al porto, veniamo accolti da un’infinità di barche dai colori sgargianti e che portano, orgogliose, un occhio disegnato sulla loro prua. La leggenda vuole che serva per scacciare il malocchio e ingraziarsi gli antichi dei, perché i luzzi possano destreggiarsi sui misteriosi sentieri del mare. Non sappiamo se sia leggenda o tradizione, ma questa vista ci catapulta in un’altra dimensione. La stessa che ci accoglie tra le viuzze de La Valletta. La Lonely Planet suggerisce un paio di giorni per godere a pieno dei colori, dei sapori e delle attrazioni della città. Noi, in trenta minuti, l’abbiamo già camminata in lungo e in largo, ci siamo fatti traghettare a Vittoriosa (per godere del panorama dei bastioni medievali dal mare) e abbiamo bevuto abbondanti Cisk, una delle vere perle di questo arcipelago.
La Valletta è magica, coi suoi bastioni, i balconi indaco, rosso mattone, gialli (detti gallariji) e le influenze arabe che si possono ammirare qua e la. Ogni via, piccola o grande che sia, è capace di traghettarti nella storia che ha vissuto, ma – come quasi tutte le città – è presa d’assalto da un turismo assurdo e – tante volte – eccessivo. Frotte di addii al celibato e chiassosi gruppi di visitatori non sono quello che desideriamo ammirare in questo angolo di Mediterraneo.


GIORNO 2 - MALTA
Ore 6:15: martello pneumatico. Nessun fraintendimento, niente doppi sensi. Al sorgere del sole, un gruppo di maltesi inizia a frantumare l’asfalto sotto il nostro hotel a colpi di demolitore. Il romanticismo di Marsaxlokk e del suo antico porto svanisce.
Decidiamo, così, di iniziare il trekking che ci porterà ad ammirare una parte della costa meridionale dell’isola. La temperatura percepita di primo mattino è demoralizzante e ci mette a dura prova dal punto di vista fisico. Io, come nel più classico dei copioni, produco sudore in quantità industriale, e a stento riesco a seguire la direzione del sentiero.
La prima tappa è Xrobb l-Għaġin, che ci da sollievo con le sue acque fresche e limpide. Il panorama è spettacolare, e le bianche scogliere di Malta ci guidano fino a Marsascala e St. Thomas Bay. Il ritorno segue lo stesso sentiero dell’andata, deviando poi verso il faro di Delimara fino a raggiungere St. Peter’s Pool, che attendiamo con grande aspettativa. Chiaramente, la delusione è dietro l’angolo. Il posto è incredibile, ma i sei milioni di maltesi che popolano questi pochi metri quadri, ne disintegrano il fascino. Musica alta, sporcizia e bottiglie abbandonate qua e la non rendono decisamente giustizia ad uno dei luoghi spesso indicato come hidden gem di Malta. Decisamente meglio fare qualche passo più in la e dirigersi verso Camel Rock e la baia che la ospita.




GIORNO 3 - MALTA
Birzebugga si sveglia carica come una cavalletta. Anticipa gli operai del martello pneumatico e mi guida verso il mercato domenicale del pesce di Marsaxlokk. Il movimento, gli schiamazzi e l’agitazione del luogo sono affascinanti, ma la vista della prima spigola mi porta subito alla mente la violenza psicologica subita ieri sera al momento del conto. MAI accettare il pescato del giorno senza saperne il prezzo, e soprattutto MAI vedere quello che è stato pagato dal ristoratore la mattina al mercato. MAI! (pronunciato col tono di Antonio Zequila nel diverbio con Pappalardo).


Mesti mesti ci dirigiamo verso Dingli, dove parte il trekking che ci guiderà verso Wied iż-Żurrieq. Le aspettative si ripongono in grandi panorami, calette azzurro cielo e fresche acque pronte a darci refrigerio. La realtà dei fatti, invece, ripiega ingiustamente in segnavie che ci conducono lungo la provinciale per dieci chilometri e sotto un caldo mai vissuto prima. Quantomeno, la meta del nostro trekking di asfalto e catrame è una vera goduria per gli occhi. La falesia calcarea di Wied iż-Żurrieq cade a strapiombo in un mare così azzurro da far invidia alle isole più in voga nel Mediterraneo, creando giochi di archi e grotte che meritano di essere ammirati da vicino con i vari tour in gommone che partono dal porticciolo (ci rendiamo conto che è proprio una cosa da turisti, ma ne vale davvero la pena). Per il ritorno, pensiamo che il bus sia una scelta più saggia, e in un batter d’occhio siamo catapultati a Ghar Lapsi: un’altra meraviglia per i nostri occhi.



Mdina è il coronamento di una giornata estenuante ma che ci lascia bei ricordi. Le sue strette e antiche viuzze di tufo sono il nascondiglio di coloratissime galerijas, che passiamo ore ad ammirare assaporando i migliori pastizzi dell’isola.



GIORNO 4 - MALTA
Il copione mattutino non cambia. La sveglia dona alla mia dolce metà un piglio invidiabile. La colazione a base di frutta, ricca di zuccheri, tuttavia, ha su di lei lo stesso effetto di una Coca-Cola su un ragazzino nella fase preadolescenziale. Sulla tratta Mdina - Golden Bay, in preda ad una crisi di iperattività e alla guida della nostra Toyota Aygo rossa, fa segnare il miglior tempo dell’isola.
Dimentico gli attimi di paura appena vissuti solamente a Il-Qarraba, un particolare ma affascinante promontorio vulcanico a picco sul Mar Mediterraneo. Da lì parte il trekking che ci condurrà al Popeye Village attraverso le scogliere maltesi. Il sentiero è panoramico e facilmente percorribile. Davvero godibile, finché il fato ci pone davanti ad un bivio… che Komoot non riesce ad indovinare. Il primo chilometro ci inganna, facendoci credere di aver azzeccato la deviazione, ma ad ogni passo il sentiero si stringe e si fa sempre più prossimo alla scogliera, fino a scomparire totalmente di fronte ad una piccola falesia. Il sorriso che ci aveva esortato a camminare a Il-Qarraba ora è svanito, come la speranza di poter arrampicare per uscire da questa situazione. Birzebugga prova un 9A+ in free solo ma una presa si sgretola e – tra qualche imprecazione – siamo costretti a fare dietrofront. Evitato qualche poco simpatico serpente, ritorniamo al bivio; una parvenza di tranquillità ci balena nella mente, ma subito torniamo al nostro mutismo selettivo a causa dei quaranta gradi centigradi che il deserto maltese ci fa percepire.
Sfortunatamente, il Popeye Village non ci affascina e decidiamo di non visitarlo; scegliamo invece di prendere un taxi, che ci riporta a Golden Bay in tempo per una lauta merenda a base di ftira, un piatto maltese irrinunciabile.





Una veloce tappa alla torre di Sant’Agata ci regala una visita incredibile sulla penisola di Marfa e sullo stretto di Comino, prima di cenare a Silema e goderci l’ultima serata sull’isola.
GIORNO 5 - GOZO
La partenza è all’alba dal porto di Cirkewwa, la destinazione è Gozo. Il tragitto in traghetto è brevissimo, e appena sbarcati, ci dirigiamo a Mgarr ix-Xini. Subito siamo catapultati in un’altra dimensione. Sembra di essere in By the sea, il film diretto da Angelina Jolie, ma fortunatamente senza la pesantezza di quella infinita pellicola. Decidiamo così di noleggiare un kayak per godere di tutti gli antri nascosti di questo piccolo fiordo maltese dall’acqua cristallina… e la scelta si rivela azzeccata.
Dopo qualche incertezza sul remare a destra o sinistra e qualche veloce nuotata, facciamo ritorno nella baia e riprendiamo la nostra Toyota Aygo per dirigerci verso Victoria. Lì ci aspetta l’inizio di un trekking, che faremo sotto circa 35°C e che ci guiderà verso Wied Il-Ghasri, Qwejni, e Qbajjar.

La partenza è magica, e già ci permette di apprezzare a pieno la particolare bellezza di Gozo. Victoria è un dedalo di vialetti di tufo e i colori delle sue numerosissime e vivaci galerijas ci catapultano in un’altra dimensione. La temperatura ed il sole rovente, però, aiutano a riportarci sul Pianeta Terra ed alla calda realtà. Solo il canyon di Wied Il-Ghasri, che appare di punto in bianco come un miraggio, ci salva da un’evaporazione ormai imminente (ma ci massacra i piedi). Mai un ingresso in acqua è stato così duro… ok che camminare sui ciottoli si dice aiuti la riattivazione cardiovascolare, ma questa camminata a piedi nudi probabilmente dà un reset violento, mica una semplice riattivazione.
Riprendiamo così il cammino e costeggiamo le saline di Qwejni, che si sviluppano come un’enorme e surreale scacchiera a bordo mare fino a Qbajjar, dove ci rinfreschiamo con una Cisk e un veloce tuffo.




Rientrati a Victoria, ci dirigiamo verso la nostra Guesthouse a Gharb, un’oasi nel nulla. Ci prendiamo giusto il tempo per rinfrescarci in piscina e poi subito a Xlendi, dove ci godiamo una magica serata.
GIORNO 6 - GOZO
La guesthouse è senza ombra di dubbio una chicca, una vera e propria oasi nel deserto di Gozo, ma il vero valore aggiunto è Federico, il padrone di casa. La colazione che mette in tavola è un’esplosione di gioie dolci e salate e noi non possiamo fare a meno di approfittarne. Mangiamo come se dovessimo iniziare a breve il Camino de Santiago, anche se il piano della giornata prevede un tour in gommone dell’isola con un amico.
Il tour parte col piede sbagliato perché MapsMe (l’App peggiore per muoversi in questo arcipelago) decide di farci parcheggiare nella cittadina prima del ritrovo, ma cambia subito piega non appena il nostro gommone inizia a lasciare la baia di Qbajjar.
Vediamo un sacco di luoghi davvero straordinari da una prospettiva unica. Da Wied il-Mielah a San Blas, passando per Dahlet Qorrot e per la baia di Hondoq, tra un sacco di insenature nascoste e un’infinità di bagni rigeneranti ed indimenticabili. Insieme ad Adri, di Vitamin Sea, ci burliamo di frotte di turisti inglesi, spiaggiati al sole mentre si ustionano. Solo il futuro ed il karma sanno già che torneremo in hotel con ustioni ben peggiori di quelle ammirate di giorno.
Comino è minuscola ma magica. Le sue acque cristalline sono di un azzurro così intenso da rendere la Blue Lagoon unica, ma invivibile per la quantità di turisti ormeggiati. Ghemieri Window, Elephant Rock e la baia di Santa Maria sono decisamente più accessibili, quantomeno a giugno.
Finito il tour, ci dirigiamo verso Dwejra, per ammirare Fungus Rock, Inland Sea e l’ormai crollata Azure Window. Tutto magnifico ma non al pari di Grammifritti. Serena e Federico, con la loro roulotte offrono il tramonto più bello e piacevole di tutta Gozo. Il panorama, condito dalla simpatia e dalla bravura dei ragazzi, è la cartolina perfetta dell’isola. Qui stiamo bene. Siamo leggeri.


GIORNO 7 - GOZO
Ci svegliamo carichi per affrontare l’ultima giornata di vacanza in questo folle arcipelago. Caricata la nostra fiammante Toyota Aygo, ci dirigiamo verso le scogliere Ta Cenc. Qui il panorama è mozzafiato, ma quello che abbiamo imparato da questi luoghi è mai abbassare la guardia! La macchia mediterranea nasconde non poche serpi, pronte ad attraversarvi la strada mentre ammirate queste vertiginose scogliere a picco sul Mar Mediterraneo.


Da Ta Cenc ci spostiamo a Mgarr per l’ultimo trekking, verso Hondoq ir-Rummien. Il trekking è breve e la baia è davvero suggestiva.
Birzebugga (a.k.a. la mia dolce metà) ha fortunatamente superato il trauma dell’ustione di terzo grado e decide di godersi l’ultimo giorno di vacanza spiaggiandosi come una lucertola al sole. Si alzerà solo per eseguire magistralmente un tuffo a candela da ben due metri. L’attesa che impiega per eseguire la funambolica acrobazia è seconda sola al tempo che impieghiamo per trovare (infruttuosamente) il mulino a vento di Nadur.

Saltati sul traghetto, salpiamo da Mgarr e in men che non si dica sbarchiamo a Cirkewwa. Malta ci accoglie con raffiche di vento incredibili, che ci fanno domandare se per caso siamo sbarcati a Trieste.
Paola è l’ultima tappa del viaggio. Strategica per passare la notte, perché molto vicina all’aeroporto, ma aldilà di questo pro non ha niente da offrire, a parte l’Ipogeo. Che è chiuso.